Georg Heym

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Berlino I 

Seduti sopra l’erto e polveroso 
Argine della strada, contempliamo 
La calca innumerevole e confusa 
E, nella sera, la città lontana. 

Le vetture dei tram imbandierate 
S’aprono colme un varco tra la folla. 
Fendon gli omnibus carichi le strade. 
Suonar di clackson, fumo ed automobili. 

Verso l’immenso mare di cemento, 
Ma ad ovest si disegna fusto a fusto 
La filigrana delle chiome spoglie. 

Il sole pende enorme all’orizzonte 
Fiamme saetta l’arco della sera. 
E il sogno della luce, alto, su tutto. 

da POESIA EUROPEA DEL NOVECENTO, SKIRA Editore, Milano, 1996. Traduzioni curate da Paolo Chiarini 


                                        

La quiete

                                                                                   A Ernst Balcke 

La vecchia barca, che nel quieto porto 
Il pomeriggio oscilla alla sua fune. 
Gli amanti che ora, dopo i baci, dormono. 
Una pietra che giace in fondo al pozzo. 

Il letargo di Pizia, che assomiglia 
Al sonno degli dèi dopo il banchetto. 
Il bianco cero, che dipinge il morto. 
Nubi come criniere su una valle. 

Il sorriso impietrito di un demente. 
Orci pieni di polvere, che esalano 
Odor di vino. Nei solai, strumenti 
Rotti. L’afa che annunzia il temporale. 

Una vela che splende all’orizzonte. 
Il profumo dei campi, che richiama 
Le api. L’autunno sulle foglie e i tronchi. 
Il poeta, e lo stolto che non l’ama. 

da POESIA EUROPEA DEL NOVECENTO, SKIRA Editore, Milano, 1996. Traduzioni curate da Paolo Chiarini 


                                        

Berlino VIII

Le ciminiere stan sull’alto sfondo Della luce invernale, ne portano il gran peso: Fosca reggia d’un cielo che s’abbuia. Ma l’orlo suo, giù, brucia – soglia d’oro. 

Lontano tra spogliati alberi, case E steccati e depositi, là, dove la metropoli s’appiana, Su rotaie di ghiaccio avanza a stento Un treno merci e lento poi scompare. 

E di poveri spunta un cimitero, pietra su pietra, nero, Scrutano i morti da quel loro buco La fiammeggiante sera. Di vino forte ha il gusto. 

Le spalle al muro, siedono tessendo, Berretti di fuliggine sopra le tempie ossute, La Marsigliese cantano, l’antico inno di lotta. 

Traduzione curata da Antonino Caponnetto


                                        

Il dio della città

Sopra un blocco di case sta seduto, 
Gli cingono la fronte i venti neri, 
E guarda irato ove laggiù, sperduti, 
Si confondono gli ultimi quartieri. 

Accende il rosso ventre, a Baal, la sera, E le grandi città stanno in ginocchio 
A lui d’intorno. Innumeri rintocchi 
Salgon dalla marea di torri nera. 

Danza di coribanti per le strade 
Rimbomba il ritmo della folla. Denso 
Di ciminiere e fabbriche a lui sale 
Il fumo, come nuvola d’incenso. 

Sulle sue sopracciglia il tempo abbuia. 
Nella notte sprofonda ormai la sera. 
Intorno alla sua chioma, irta di furia, 
Come avvoltoio rotea la bufera. 

Nel buio tende il pugno suo massiccio. 
Lo scuote. Un mar di fuoco avvampa intorno 
Per una via. Crepita il fumo arsiccio 
E la divora, finché spunta il giorno. 

da POESIA EUROPEA DEL NOVECENTO, SKIRA Editore, Milano, 1996. Traduzioni curate da Paolo Chiarini 


                                        

Fantasia in azzurro

Tutti i paesaggi ora sono 
Ricolmi dell’azzurro, 
Tutti gli arbusti e gli alberi sul fiume, 
Che su a nord si fa gonfio. 

Azzurri paesi di nuvole, 
Fittissime vele argentate, 
I lembi lontani del cielo 
In luce si disfano e vento. 

E quando le sere discendono 
E noi ci addormentiamo, 
I sogni, i dolci sogni 
Entrano a pie’ leggero; 

Nelle lucenti mani 
Fanno suonare i sistri. 
Sussurran certi, e tengono 
Candele innanzi ai visi. 


Traduzione curata da Antonino Caponnetto