Gregory Corso

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SUICIDIO A GREENWICH VILLAGE

Braccia spalancate
mani schiacciate sugli stipiti della finestra
Lei guarda giù
Pensa a Bartok, Van Gogh
E alle vignette del New Yorker
Cade

La portano via con un Daily News sulla faccia
E un negoziante getta acqua calda sul marciapiede


                                        


NELLA MANO FUGGEVOLE DEL TEMPO

Sui gradini del manicomio luminoso
odo la campana barbuta battere per il prato di bosco
l’estremo rintocco del mio mondo
salgo ed entro in una infuocata assemblea di cavalieri
questi ignari della mia presenza espongono piani di pergamena
e con dita inguainate fanno risalire il mio arrivo
su su fino a quando stavo sui neri gradini di Roma Nerone con la cetra
nelle mie braccia il filosofo lamentoso
l’estremo singulto della storia folle
Ora la mia presenza è nota
il mio arrivo segnato da macchie miniate
Le grandi vetrate del Paradiso si aprono
In polvere radiosa si disfano le tende del Passato
Arrivano in volo stormi di uccelli multicolori
Ali lievi lucenti oh la meraviglia della luce
Il Tempo mi prende per mano
nato il 26 marzo 1930 sono sospinto a 100 all’ora sul vasto mercato della scelta
cosa scegliere? cosa scegliere?
Oh – – – e lascio la mia camera arancione del mito
nessuna possibilità di mettere sotto chiave i miei giocattoli di Zeus
Scelgo la camera di Bleecker Street
Una madre bambina mi ingozza con un pallido seno milanese
Poppo mi divincolo grido oh madre olimpia
strano questo seno per me
Nevi
Decennio di asfalto ghiacciato cavalli condannati
Sogni deboli   Corridoi scuri della Scuola Pubblica 42   Tetti   Piccioni con colli di topo
Sospinto a 100 all’ora per queste strade mafiose fin troppo reali
profondamente depongo le mie ali d’Ermes

Oh Tempo sii misericordioso
gettami sotto la tua umanità di automobili
dammi in pasto a giganteschi grattacieli grigi
riversa il mio cuore nei tuoi ponti
io rinuncio alla mia lira d’orfica futilità

E per tale tradimento salgo questi luminosi pazzi gradini
ed entro in questa stanza di luce paradisiaca
effimero
Il tempo
un cane lungo lunghissimo dopo aver rincorso la sua coda orbitante
viene ad afferrarmi la mano
e mi guida nella vita condizionale


                                        


NON SPARATE SUL FACOCERO

Venne da me un bambino
dondolando un oceano su un bastone.
Mi disse che sua sorella era morta,
io gli tirai giù i calzoni
e gli diedi un calcio.
Lo rincorsi lungo le strade
lungo la notte della mia generazione
urlai il suo nome, il suo nome maledetto,
lungo le strade della mia generazione
e bambini saltarono di gioia a quel nome
e corsero da me in processione.
Madri e padri chinarono la testa per sentire;
io urlai il nome.

Il bambino tremò, cadde,
e si rialzò barcollando,
io urlai il suo nome!
E una furia di madri e padri
gli affondarono i denti nel cervello.
Invocai gli angeli della mia generazione
sui tetti, nei vicoli,
sotto l’immondizia e le pietre,
io urlai il nome! e corsero da me in processione
e rosicchiarono le ossa del bambino.
Io urlai il nome: Bellezza
Bellezza   Bellezza   Bellezza


                                        


HO 25 ANNI

Con un amore un delirio per Shelley
Chatterton   Rimbaud
e l’affamato guaito della mia gioventù
          si è propagato da orecchio a orecchio:
     IO ODIO I VECCHI SIGNORPOETI!
Specialmente i vecchi signorpoeti che ritrattano
che consultano altri vecchi signorpoeti
che esprimono la loro gioventù in bisbigli,
dicendo: – Queste cose le ho fatte allora
          ma è acqua passata
          è acqua passata –
Oh vorrei tranquillizzare i vecchi
dirgli: – Sono vostro amico
               ciò che eravate una volta, grazie a me
               lo sarete ancora –
Poi di notte nella sicurezza delle loro case
strappare le loro lingue apologetiche
          e rubare le loro poesie.


                                        


CIAO

È disastroso essere un cervo ferito.
Sono il più ferito, lupi incalzano,
e ho anche i miei difetti.
La mia carne è artigliata dall’Inevitabile Uncino!
Da bambino vedevo molte cose che non volevo essere.
Sono la persona che non volevo essere?
La persona-che-parla-da-sola?
La persona-presa-in-giro-dai-vicini?
Sono colui che, sui gradini di un museo, dorme coricato sul fianco?
Porto l’abito di un fallito?
Sono lo svitato?
Nella grandiosa serenata delle cose
          sono il brano più cancellato?


                                        


SUL PONTE NEUF

Mi lascio il paradiso alle spalle
il mio paradiso interamente sperperato
Ciò che muore muore in bellezza
Ciò che muore in bellezza muore in me – 
Solo in questa cella monastica
Passo monete di mano in mano – 
Con il cancello sbagliato aperto
Tengo un occhio diabolico sulla Montagna Rossa
– È una sera calda
spiove da mezzogiorno
Stasera piango che non c’è amorevolezza
Niente amore! – Niente amore e amore!
Grida di amore! Grida di disamore!
Bestemmie dei disamorati!
Armonie degli amati!
Vorrei una corda intorno al collo
Una fredda scossa di musica – 
Oh che idiozia rang-a-tang, ora insensata e bagnata,
     sotto uno dei cavalli degli uomini illustri di Francia
           sto mettendo a fuoco?


                                        


PENSIERI EUROPEI – 1959

Se non c’è mai stata una casa dove andare
c’è sempre stata una casa dove non andare
Ricordo bene come bambino scappato
dormivo nella sotterranea
e si fermava sempre
alla stazione della casa da cui scappavo
Era il dolore più amaro ah lo era

Come sarebbe se io
corressi da ogni uomo che incontro
e con un gran sorriso felice dicessi:
“Non è tutto magnifico?!”
O corressi in un ristorante affollato e gridassi:
“Bon appétit!”


                                        

Quando le donne di Germania alla fine della guerra
sostavano fra le macerie chiedendosi dei loro uomini
e i vecchi cercavano nel pietrisco le loro case
non videro la svastica delle molte gambe
sgusciare come una blatta sotto le macerie
incinta di pace?
Sembra che ai bambini tedeschi non fu risparmiato 
quindici anni dopo, cioè oggi,
il dolore di quelle macerie.
Ci sono altre cose scritte sui muri
Può Merde offendere più che  
E scritte come U S GO HOME
ALGERIA FRANCESE o RICORDA L’UNGHERIA
sono davvero peggio di MERDE?
E La Grecia era un Paese stupendo
ma naturalmente io non ero stupendo in quel Paese
perché l’uomo è costretto a soffrire in un posto felice
quando è stato felice fin troppo felice
in un posto insopportabile.


                                        


NOTTE ATTIVA

Un tarsio accusa la fine di un acquazzone epico
Scarabei becchini trasportano pesantemente un ratto morto
Una falena, nata da pochi secondi, rotola giù da una felce.
Pipistrelli stanno bevendo fiori
Il tapiro solitario perlustra il letto del fiume
E salta fuori un lamantino con un anemone di mare
         sul naso


                                        


UNA GARA DI SUONI

Suoni stanno disputando una gara la corsa la scalata la nuotata
         la maratona
E voci guadagnano terreno e diventano boati e subito alle spalle
         porte sbattute e tonfi di conigli
E si fa strada sul rettilineo l’ululato di fantasmi
Lo squittio di uccelli e ora le voci sono testa a testa
Con la scalata di rampicanti e l’incedere di pinguini
Il nuoto dei pesci è terzo e sulla curva interna si fanno sotto tuono
         e bombe e sul fondo urto di bare
         la caduta di tronchi e l’ondeggiare di palme
Voci conducono conducono sorgono e respirano
         parlano e cantano tutte nella volata ma ecco ecco
Dal nulla il miagolio di gatti la masticatura di carote
Una scarpa scricchiolante contende il primo posto ah che gara!
Ecco sopraggiungere il cadere di uno spillo il gracchio di un pappagallo
Lo schianto del vetro il grattarsi un prurito
La folla impazzisce! Urla scalcia salta
è tanto pazza che vince la gara


                                        


da RAPPORTO DI CAMPO

La notte muore nell’alba
come un gigantesco sbadiglio
Sono fuori sul campo
a fare rapporto
A chi faccio rapporto, volete saperlo?
Gli uccelli non sono spie?
Fanno rapporto agli alberi;
gli alberi fanno rapporto al vento
e il vento fa rapporto a tutti – 
Ma è sempre lo stesso messaggio
Da ciò questo rapporto…
Rompe la monotonia
Io vedo lo stesso che vedono gli uccelli
Solo trasmettiamo diversamente
Comunque sono fuori sul campo
e dovreste che non è uno scherzo
– sopra fioccano pallottole
non sono vere, sono pallottole poetiche
È la musa, chi altro?
là fuori sulla banchina di tiro
Ha con sé Pegaso
Lui avverte tutti a TESTA GIÙ
Io urlo TU VOLA E VAFFANCÙ
Lei ride
Sapevo che l’avrei fatta ridere
No, non è per niente facile
specialmente quando devo combattere
con la mia particolare visione del mondo

Oh dio! ecco che passa Kelly
voi non lo conoscete
io sì e lui deve morire
non è più una pancia da Buddha
sono suppergiù quaranta litri d’acqua
che porta in giro come una gravidanza
Ecco sul colle Capitan Bill che è
…un’ombra di me
Fra due settimane sarà morto anche lui
È duro
parlare sinceramente a Dio
dire quel che senti davvero
senza scoppiare a ridere
(…)

Ho sostato in Piazza Colonna
(nome di mia madre da ragazza)
su Via del Corso
(nome di mia madre da sposata)
Questo vi dice qualcosa?
Se Gregory non sono me
allora perché tutta questa bella gioventù
si sbraccia per me?
Un cerchio è vuoto
come molto tempo fa in boccio
Pace! Possa la mia bomba far cilecca
Pace! Oh mondo tieniti la tua belletta
(…)

Tremore! Abbandono!
dannate stanze ammobiliate!
Prigioni! dannato
andar su e giù, su e giù
dannate eternità di muri che si fronteggiano
ore e poi ore, e io
che non sono mai stato sulla luna
– mettetemi al muro!
ma io sono indispensabile senza di me –
Quando sei un orfano hai bisogno di te
Avendo raggiunto la paternità
ho ottenuto il diploma all’orfanità –
Consegno il mio rapporto: (così per ridere)
Non ci sono collegamenti misteriosi
né atteggiamenti frivoli
né lassismi alla moda
abbasso i giorni di morte predeterminati
ah, questo trattato queste ore
io a Roma in tutto il mio fulgore – 
sì questa leggerezza brevità frivolezza
così liberi e comodi, cavalcata di buon umore!