Osip Ėmil’evič Mandel’štam

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Un tonfo cauto e sordo
– un frutto dal ramo s’è staccato via –
tra l’incessante melodia
del bosco silenzioso, muto…

Osip Mandel’stam – da Cinquanta poesie, Remo Faccani cur., Einaudi


M’è dato un corpo – che ne farò io
di questo dono così unico e mio?

Sommessa gioia di respirare, esistere:
a chi ne debbo essere grato? Ditemi.

Io sono il giardiniere, e sono fiore;
nel mondo-carcere io non languo solo.

Già sui vetri dell’eternità è posato
il mio respiro, il caldo del mio fiato.

L’impronta lasceranno di un disegno,
e più non si saprà che mi appartiene.

Scoli via la fanghiglia dell’istante:
rimarrà il caro disegno intatto.

Osip Mandel’stam – da Cinquanta poesie, Remo Faccani cur., Einaudi


da Tristia, traduzione di Paolo Galvagni

– Come mi pesa nella mia onta lo sfarzo
Di questi veli e di questo paramento!

– Nella Tresena pietrosa accadrà
Una famosa sventura,
I gradini della scalinata imperiale
Arrossiranno per la vergogna
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
E per la madre innamorata
Il sole nero sorgerà.

– Oh, se l’odio ribollisse nel mio petto, ma
Vedete, la confessione è sfuggita dalla bocca.

– Con una fiamma nera Fedra avvampa
In pieno giorno.
La fiaccola sepolcrale manda fumo
In pieno giorno.
Temi tua madre, Ippolito:
Fedra – la notte – ti sorveglia
In pieno giorno.

– Con un amore nero ho macchiato il cielo…
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

– Noi temiamo, non osiamo
Soccorrere il dolore imperiale.
Offesa da Teseo,
La notte lo ha aggredito.
Ma noi, accompagnando in casa
I defunti con un canto funebre,
Placheremo il sole nero
Della passione selvaggia e insonne.

da Il Foglio Clandestino, n. 76, 2012.