Jack London

12 gennaio: anniversario della nascita di Jack London (12 gennaio 1876)

Nelle biblioteche delle sezioni socialiste di primo Novecento I libri di Jack London occupavano posizioni di assoluta preminenza, e la spuntavano non solo sui classici consacrati dalla predilezione popolare (Scott, Manzoni, Hugo), ma anche sui testi della liturgia operaista e rivoluzionaria. Marx, Proudhon, Bakunin, Sorel, ecc., spesso cedevano il campo nelle preferenze dei lettori a “Martin Eden”, al “Popolo dell’abisso”, e soprattutto al “Tallone di ferro”, piccola bibbia popolare del socialismo scientifico. Si stenterebbe a credere tanta autorevolezza e credibilità nell’autore di “Zanna bianca” e del “Richiamo della foresta”, peraltro meno ‘innocenti’ di quanto possa sembrare a prima vista. Eppure…
Per Trotzkij London era lo scrittore meglio di ogni altro interprete degli impulsi della prima rivoluzione russa; Lenin sul letto di morte si faceva leggere ossessivamente dalla moglie i cosiddetti ‘racconti di cani’; Gramsci lo commentava dal carcere, per non parlare di Majakovskij che per la cinematografia sovietica ridusse e interpretò “Martin Eden”. E, non ancora duce e prima di saltare il fosso, Mussolini raccomandava ai suoi socialisti la lettura del già mitico scrittore americano.
A rilanciarlo da noi nel secondo dopoguerra (ma prima, suoi lettori erano stati Vittorini, Pavese, Fenoglio, Calvino, Meneghello, e chissà quanti altri) è stato il Sessantotto attraverso un’editoria, spesso piccola, di sinistra (De Donato, Armando, Savelli, Feltrinelli) e prefatori come Balestrini, Placido, Fofi, Flores D’Arcais. Più in generale, una sinistra sessantottesca, anti ortodossa, individual-libertaria, che nel colletto duro che piega il collo robusto del marinaio Martin Eden leggeva i segni della repressione di classe, e trovava conferma nella presunta ‘sanità’ delle classi subalterne nell’impeto vitalistico degli avventurieri dell’oro, o indovinava nel disegni imperialistici-omicidi di “Assassini S.p.A.” la tendenza totalitaristica delle organizzazioni americane (CIA, naturalmente, in testa), rileggendo magari il solidarismo dei vagabondi della “Strada” alla luce dei comportamenti hippy.

A rilanciarlo da noi nel secondo dopoguerra (ma prima, suoi lettori erano stati Vittorini, Pavese, Fenoglio, Calvino, Meneghello, e chissà quanti altri) è stato il Sessantotto attraverso un’editoria, spesso piccola, di sinistra (De Donato, Armando, Savelli, Feltrinelli) e prefatori come Balestrini, Placido, Fofi, Flores D’Arcais. Più in generale, una sinistra sessantottesca, anti ortodossa, individual-libertaria, che nel colletto duro che piega il collo robusto del marinaio Martin Eden leggeva i segni della repressione di classe, e trovava conferma nella presunta ‘sanità’ delle classi subalterne nell’impeto vitalistico degli avventurieri dell’oro, o indovinava nel disegni imperialistici-omicidi di “Assassini S.p.A.” la tendenza totalitaristica delle organizzazioni americane (CIA, naturalmente, in testa), rileggendo magari il solidarismo dei vagabondi della “Strada” alla luce dei comportamenti hippy.

Nelle prime pagine di “Martin Eden” l’incontro di Martin, marinaio semianalfabeta, con Ruth, incontro che gli cambierà la vita:

“Non aveva mai visto una donna simile. Le donne che aveva conosciuto! Subito, accanto a lei, a destra e a sinistra, sfilarono le donne che aveva conosciuto. Per l’eternità di un secondo si ritrovò in mezzo a una galleria di ritratti dove lei occupava il posto centrale, mentre intorno si allineavano molte donne, tutte destinate a essere pesate e misurate da un rapido sguardo; lei, l’unità di peso e di misura. Vide i volti pallidi e malaticci delle ragazze delle fabbriche e le sciocche sguaiate ragazze di South Market. C’erano guardiane di bestiame e donne dalla pelle scura dell’Antico Messico che fumavano sigarette. Poi fu la volta delle giapponesi, bambole che camminavano a piccoli passi su zoccoli di legno, e poi eurasiatiche, dai tratti delicati, segnate dalla degenerazione. Infine, apparvero le formose donne dalla pelle bruna delle isole dei Mari del Sud, incoronate di fiori. Poi tutto fu cancellato da un grottesco e terribile, formicolio da incubo – livide striscianti creature dei marciapiedi di Whitechapel, streghe gonfie di gin e tutto il vasto inferno di arpie, dalla bocca vile e sudicia, che predano i marinai sotto forma di femmine mostruose, avanzi dei porti, feccia e melma della più infima umanità”.

“Il rosso e il nero”, “Guerra e pace”, “Le confessioni di un italiano”, “Martin Eden”. Quattro romanzi (più che romanzi!) da leggere per una vita migliore.

A cura di Mario Allegri

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